Monza 22 giugno 2025 – Conferenza “Romanum Imperium – prima del crepuscolo”

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Il Circolo Numismatico Monzese è lieto di invitarvi domenica 22 giugno 2025, ore 17.30, alla conferenza a cura del socio Dario Molteni e la collaborazione di Alberto Capponi dal titolo “Romanum Imperium – prima del crepuscolo“.

L’evento si svolgerà presso la Sala Polifunzionale RSA Bellani in via Lipari 7, Monza, in collaborazione con la Fondazione Don Angelo Bellani – ONLUS.

Circolo Numismatico Monzese Romanum Imperium – prima del crepuscolo

Quando si pensa al crepuscolo dell’Impero Romano d’Occidente, l’immaginario collettivo evoca spesso un crollo improvviso, un baratro in cui la grandezza di Roma precipitò. In realtà, l’Impero prima del suo inesorabile declino fu un’entità complessa, intrisa di dinamiche che, seppur preannuncianti la fine, pulsavano ancora di vita, o quantomeno di una strenua resistenza. Non era un gigante immobile, ma un corpo sofferente, agitato da febbri interne e pressioni esterne

Un Impero in Bilico: Prima del Crepuscolo

Socialmente, l’Impero era una stratificazione rigida, dove la cittadinanza romana era un privilegio sempre più svuotato di significato reale per molti, mentre la schiavitù, pur declinando in alcune forme, continuava a rappresentare una base economica cruciale. Le città, un tempo fulcro della civiltà romana, subivano un processo di ruralizzazione, con le élite che si ritiravano nelle loro ville fortificate, trasformando il paesaggio sociale e indebolendo il controllo centrale. Questo esodo accelerava la frammentazione, creando sacche di potere locale che sfidavano l’autorità imperiale. La popolazione era stremata da tasse insostenibili e da una crescente insicurezza, con brigantaggio e incursioni barbariche che rendevano la vita quotidiana una lotta per la sopravvivenza. La solidarietà sociale si affievoliva, sostituita da una crescente diffidenza e da un’apatia diffusa di fronte a un futuro incerto.


Economicamente, la situazione era altrettanto precaria. Le vie commerciali, un tempo arterie vitali dell’Impero, erano sempre più insicure a causa delle scorrerie e dell’instabilità politica. La produzione agricola, pilastro dell’economia romana, soffriva per la mancanza di manodopera, l’esaurimento dei suoli e l’inefficacia delle politiche agrarie. L’inflazione galoppava, svalutando la moneta e rendendo difficile il commercio e l’accumulo di ricchezza. Le spese militari, necessarie per difendere i vasti confini, prosciugavano le casse imperiali, costringendo a un prelievo fiscale sempre più oneroso che strangolava l’economia e innescava cicli viziosi di povertà e ribellione. Le riserve di metalli preziosi si assottigliavano, limitando ulteriormente la capacità di coniare moneta stabile e di finanziare le necessità dello stato.


Politicamente, il potere era un guscio sempre più fragile. Imperatori si succedevano in rapida, spesso sanguinosa, successione, marionette nelle mani di generali ambiziosi o di potenti fazioni di corte. La burocrazia imperiale, un tempo efficiente, era diventata elefantiaca e corrotta, incapace di gestire le crisi e di imporre l’autorità del centro. Le legioni, un tempo simbolo di forza e disciplina, erano spesso composte da mercenari o da soldati arruolati a forza, la cui lealtà era più verso il proprio comandante che verso l’Impero. Le divisioni interne, le lotte per il potere e la mancanza di una visione unitaria impedivano una risposta efficace alle minacce esterne, in particolare alle crescenti pressioni delle popolazioni barbariche. L’Impero era un colosso dai piedi d’argilla, minato dall’interno.


Dal punto di vista umano, l’imminenza della caduta si manifestava in un senso di smarrimento e fatalismo. La fiducia nelle istituzioni e nel futuro si erodeva, lasciando spazio a un crescente pessimismo. Molti cercavano rifugio nella religione, in particolare nel Cristianesimo, che offriva una speranza ultraterrena di fronte alle difficoltà terrene. La cultura, pur con lampi di genialità, rifletteva questa stanchezza, con un progressivo abbandono delle grandi opere pubbliche e un ripiegamento verso forme d’arte più intime e meno monumentali. L’uomo romano, un tempo orgoglioso della sua civiltà, si trovava a navigare in un mare di incertezza, cercando di adattarsi a un mondo in rapidissima trasformazione, consapevole che l’età d’oro era un ricordo lontano. Nonostante tutto, l’Impero era ancora vivo, un gigante che, pur barcollando, si aggrappava disperatamente alla propria esistenza, ignaro che il crepuscolo era ormai alle porte.

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